martedì 23 settembre 2008

REZEPTIONSGESCHICHTE E ANTICONFERENZA

Hans Robert Jauss nella sua teoria sulla ricezione (rezeptionsgeschichte) spiega come il carattere artistico di un’opera nuova manifesti la sua efficacia sul pubblico, in un dato momento, tramite due fattori:

  • DISTANZA ESTETICA
  • MUTAMENTO DELL’ORIZZONTE D’ATTESA


dove la distanza estetica è quella distanza di percezione che si instaura fra l’opera nuova e l’orizzonte d’attesa del ricevente, ovvero tutto quello che il ricevente si aspetta dall’opera, in base alle sue conoscenze precedenti, relative ad altre opere.
L’opera che sia NUOVA, pertanto, presuppone un mutamento dell’orizzonte d’attesa da parte del pubblico per ridurre la distanza estetica.

“Nella misura in cui questa distanza diminuisce, non esigendo dalla parte della coscienza recipiente più nessun riorientamento verso delle esperienze sconosciute, l’opera si avvicina al dominio di un’arte «culinaria» o di un’arte puramente di divertimento. Quest’ultimo è, dal punto di vista dell’estetica della fruizione, caratterizzato dal fatto che non esige alcun cambiamento d’orizzonte. Converge con le attese di un gusto dominante preordinato, che soddisfa la richiesta di riproduzione di un «bello familiare», che confermi delle sensazioni abituali ”. (H.R.Jauss “Literaturgeschichte als provokation”)

Il carattere artistico quindi sarà efficace quando la distanza estetica, pur diminuendo per rendere comprensibile l’opera al pubblico, aumenta allo stesso tempo per

  1. NOVITA’ DEL GENERE PROPOSTO
  2. DEFORMAZIONE DELLE NORME che attengono all’orizzonte d’attesa


Così durante l’anticonferenza net.futurista, l’opera performativa, di per sé innovativa e lesiva delle “norme” della tradizionale conferenza, diviene efficace proprio quando i mediatori (Antonio e Gianni nel caso di Otranto), intervengono a spiegare carattere e natura di stimoli e provocazioni, modificando perciò l’orizzonte d’attesa del pubblico e riducendo adeguatamente quella distanza estetica che se troppo elevata rende incomprensibile l’opera e se troppo ridotta rende l’opera artisticamente nulla.