In musica, come nell’arte in genere, la tecnologia dei mezzi di riproduzione ha modificato progressivamente il rapporto con le masse, avvicinandole inevitabilmente al confronto con l’opera d’arte.
In tale situazione favorevole, l’auspicato accrescimento dell’interesse culturale, ha tuttavia lasciato spazio ad un sempre più concreto appiattimento di fruizione da parte di un pubblico spesso retrivo nei confronti del nuovo. Ciò ha innescato uno squilibrio fra produzione e ricezione, spostando l’asse a favore del mercato che produce più per un pubblico vasto che per uno ben educato.
- CONSUMATORE DI CULTURA
- ASCOLTATORE PER PASSATEMPO
Affolla le sale da concerto e l’opera, raccoglie dischi per collezione e non per la ricerca di un unicum ed è bene informato più sulla letteratura musicale, che sulla struttura e lo svolgersi di una composizione:
“E’ l’uomo dell’«apprezzamento». L’unica cosa che lo interessa sul serio è la prestazione esorbitante, per così dire «misurabile», ad esempio il virtuosismo più spericolato, esattamente nel senso dell’ideale dello show. Gli incutono rispetto la tecnica, il mezzo fine a se stesso, e in tal senso egli non è affatto tanto lontano dall’ascolto massificato diffuso. Però si atteggia a nemico della massa, a uomo d’élite. […] Si tratta di un gruppo determinante, che decide in larga misura della vita musicale ufficiale; si reclutano in esso soprattutto le commissioni che progettano i programmi e i cartelloni; essi pilotano quel gusto reificato che a torto si reputa superiore al gusto dell’industria culturale: i beni culturali musicali amministrati da questo tipo sociologico si mutano, in quantità sempre maggiore, in beni di consumo manipolato.”
Per il net.futurismo tale tipo di comportamento musicale, meramente snobista e di facciata, si identifica con l'ascoltatore passatista.