sabato 11 febbraio 2012

Considerazioni sul “Cavalcare l’arte” di Vitaldo Conte (di Giovanni Sessa)

Arte magica e sciamanica
Considerazioni sul “Cavalcare l’arte” di Vitaldo Conte

di Giovanni Sessa




Raramente, in particolare nell’ultimo periodo, ci è capitato di dover parlare di un libro, la cui effettiva comprensione implichi la decodificazione della sua densità contenutistica e della sua complessa stratificazione interna. Ci riferiamo a una recente pubblicazione di Vitaldo Conte [...] Pulsional Gender Art, Avanguardia 21 Edizioni. Nelle sue pagine, l’autore presenta una concezione dell’arte in grado di cor-rispondere alle pulsioni vitali e al diffuso bisogno di conoscenza, non ancora an-estetizzati, dell’uomo contemporaneo, immerso nei flussi metamorfici della società “liquida”. Si faccia attenzione, però! Quando utilizziamo la formula “concezione dell’arte”, non ci riferiamo ai confini, ormai asfittici e sterili, che al produrre artistico sono stati attribuiti, a partire dal Settecento, dall’estetica moderna. Anzi, la teoria-pratica dell’Arte di cui Conte si fa latore, muove da una certezza: la necessità di superare le conclusioni cui pervennero le avanguardie del primo Novecento, in particolare il Dada. Per recuperare un’effettiva possibilità Cre-Ativa, vanno negate le stesse categorie artistiche, nella ricerca di passaggi verso l’Ab-grund, l’abisso sorgivo dell’Origine sempiterna, sottratta alle logiche produttivistiche, utilitariste, economiciste cui, nella contemporaneità, soggiacciono modalità creative solo convenzionalmente dette ancora tali. L’intento è quello di scoprire l’eterno, quale sempre possibile, nel qui e ora, in un confronto non più con il moderno, ma con il post-moderno, che conceda al poietes, al creatore, di scorgere l’universale nel particolare, l’infinito nel frammento, l’armonico nella lacerazione.
[...] Quest’arte è costituzionalmente e vocazionalmente sciamanica. Le stesse produzioni e gli allestimenti di Conte, lo testimoniano. [...] Tutto ciò, è presente con ulteriore nitore, nella trattazione che l’autore dedica alla Poesia Sonora. Nell’esperienza riferibile a Demetrio Stratos, la ricerca della sonorità pura, conduce al predominio del significante fonico rispetto al significato semantico della parola. La voce, in quanto strumento sonoro, cor-risponde, in questa prospettiva al suono dell’Origine. Nei miti di creazione, secondo le convinzioni dell’etnomusicologo Marius Schneider, il momento acustico determina l’atto creatore: gli dei sono canti, poiché la fonte da cui il mondo emana, è sempre musicale. L’abisso primordiale, dal quale il mondo si eleva, è cassa di risonanza, la natura dei primi esseri è puramente acustica e la voce ne è l’eco, a livello microcosmico. La Poesia Sonora spostando lo sguardo sotto la soglia linguistica, dissolve il materiale verbale, frutto della ragione calcolante, ricollocandoci nell’arché-telos.
[...] Le diverse tendenze artistiche discusse e i protagonisti che le animarono o, a seconda dei casi, le animano, hanno un tratto rilevante in comune: sono tutte espressioni di Arte-Vita, tendenti a liberare la creatività dall’invalidante dualismo/dicotomia di intelletto e azione. Il pensiero è per definizione azione. Solo in questa prospettiva l’arte introduce alla dimensione festiva della vita. Con Marinetti e il futurismo, Conte può affermare che “…l’inferno economico sarà rallegrato e pacificato dalle innumerevoli feste dell’arte” (p. 82). Figura d’eccezione, in tale contesto, è Valentine di Saint-Point, la cui esistenza, scandita da sensualità e prepotente pulsionalità, è stata un vero percorso creativo. [...]

Vitaldo Conte, Pulsional Gender Art, Avanguardia 21 Edizioni (Roma 2011)