Che la creazione dell’opinione pubblica sia affidata e gestita dai media è una teoria più o meno condivisibile che inizia a tramontare circa una decina d’anni fa, quando l’utente si ritrova tra le mani un piccolo gioiello di comunicazione reticolare che gli permette di diventare partecipe delle discussioni, creatore di informazioni e, soverchiatore delle agende setting.
Suscita curiosità allora imbattersi in un’intervista sui media e l’uso potenziale degli stessi nell’influenza sulla Cultura, emessa attraverso un affermato strumento di vecchia diffusione verticale del messaggio, ovvero un quotidiano nazionale come il Corriere della Sera, nel quale si invita uno stimato quanto stagionato accademico di Francia, Marc Fumaroli, critico, storico e professore al Collège de France a pronunciarsi sul panorama coevo e l’azione delle nuove tecnologie.
Nonostante l’intento sia nobile, ovvero risollevare le sorti della caucasica cultura, le parole e gli argomenti usati fanno rabbrividire: restauro, contemplazione, patrimonio artistico, garanzia dello Stato…
“[…] la caduta del senso della qualità è evidente dappertutto, non nella sola Italia. Dipende dal fatto che la cultura in generale, sia del pubblico, sia degli autori, è notevolmente diminuita, in tutto l’Occidente. Il patrimonio artistico italiano non occupa il rango che gli spetta, non è capito come un forza spirituale per l’oggi… Avrebbe il potere di educare, di rendere distaccati dalla cultura pop di molti cittadini europei. Nel nostro mondo, servono dei luoghi dove riposarsi, raccogliersi […]”
Niente da fare, bisogna guardare al passato quale unica fonte di salvezza! Come dire, ancora (sigh!): “O tempora! O mores!”
Ma il futuro è già qui!
A questo indirizzo la risposta del 2.0, di chi un’avanguardia del terzo millennio non la invoca, la fa!
http://liberidallaforma.blogspot.com/2010/10/risposta-anticulturale-e-antiartistica.html
sì, Fumaroli è l'ennesimo laudator temporis acti di cui davvero non sentivamo per nulla il bisogno!
RispondiEliminaandiamo avanti così e denunciamo ogni volta che possiamo queste indifendibili posizioni.